Nell’ultimo decennio le banche – partendo da una chiara visione e missione e da scopi e obiettivi ben definiti – si sono impegnate nell’elaborazione di sofisticati modelli di controllo focalizzati, non solo su volumi, costi, rischi e redditività, ma altresì su qualità, efficienza e produttività con la dichiarata finalità di creare valore per gli stakeholders.
Ciò, stimolato dalla dovuta osservanza dei requisiti regolamentari imposti dalle Autorità di vigilanza sull’adeguatezza patrimoniale e sui coefficienti di liquidità oltreché sulla gestione dei crediti in bonis e sull’approccio ai crediti deteriorati, ha richiesto l’introduzione di metodologie idonee a far realizzare un controllo direzionale integrato implicando una presa di coscienza di nuove e diverse logiche gestionali rispetto al passato.
A seguito della conseguente elaborazione di key performance indicators e dell’implementazione di information & communication technologies le banche hanno potuto riorganizzare le attività ampliando i centri di responsabilità facendo ricorso a mappe di processi in sostituzione del precedente schema basato esclusivamente sulla differenziazione delle funzioni operative.